Le meccaniche del quinto


Rassegna stampa


I Kyrie sono:
Piero Sciortino: chitarre, tastiere, pianoforte, basso, voce.
Federico Bratovich: chitarre, tastiere.
Dario Sangiorgi: basso.
Roberto Vidè: tastiere.
Renato Martinelli: batteria, percussioni.
La voce e le fantasiose immagini estemporanee su “ gli inganni delle altalene” sono di Federico Martinelli.

“ Le meccaniche del quinto” è stato registrato a Milano con lo studio mobile di Franco Fucili tra maggio e giugno 2003. 
Mixato da kyrie e Peppe “ Pepsi” Conte al Mediastudio di Urbino tra settembre e ottobre 2003.
Editato e masterizzato da Alessandro Peruzzi e Peppe “ Pepsi” Conte.
Produzione artistica Piero Sciortino, Produzione esecutiva PmA Records.
Testi, musiche e arrangiamenti: Piero Sciortino.


1. LIPSIA 1933     (video)
2. L’UOMO MACCHINA
3. CAFFE’ VIENNESE  (video)
4. QUELLO CHE NON VEDO
5. RIFUGI CULTURALI
6. RITIRO ESTIVO
7. SPAZI BIANCHI COME NUVOLE
8. DECADENZE     (video)
9. NIMLOTH KIRLOTH
10. ABBANDONANDOMI
           

1. LIPSIA 1933

Lipsia anni trenta,
roghi in piazza bruciano l’arte deformante.
Te ne andavi al cinema per il tuo tedesco.
Stanchissimo, stanchissimo.
In stazione gli esuli senza passaporto
l’istituto sembra un po’ come un ospedale,
asettico, bianchissimo.
Nelle lettere scrivevi di uniformi di regime
di teorie dei nuclei, di donne austriache
e delle partite a scacchi chiuso nella biblioteca
con Heisemberg.
Pioggia di dicembre
cade sul soprabito, sopra le tue cose
gli altri si riparano osservando il tempo.
Per le vie si ascoltano bande del comune.
Nelle lettere scrivevi di allegria da carnevale
di scenari statici nel quartiere ebraico.
Domandavi a tua madre “come state lì a Catania?
I colleghi sperano di poter restare qui”


2. L’UOMO MACCHINA

Giorni si succedono, cadenzati dal procedere
oscillante tra due campi di un pendolo.
Influenze e idrogeni superiori lo attraversano
è una ricetrasmittente l’uomo macchina.
Microscopico è una cellula
che ha in sé atomi di ogni essere.
Resta inconsapevole del rincorrersi automatico
di pensieri e movimenti della macchina.
Microscopico è una cellula
tra pareti di memorie dorme l’atomo
che può esistere.
Non scorge tra i fenomeni
i legami, le uguaglianze
nei libri di fisica
il fascino dei mistici
corrispondenze utili
tracce della legge della sfera.
Risponde senza attendere
a domande inutili
difficilmente domina
i suoi istinti, le emozioni
che lo paralizzano
rendendolo l'ombra di sè.


  
3.CAFFE’ VIENNESE

Nel caffè dei portici  lampadari con candele
e dame in posa per il tè
i vassoi riflettono il velluto rosso delle
sedie sotto i tavoli
gli specchi creano dei giochi di profondità.
Come sottofondo da una radio in legno suoni di una musica da camera
dalle tazze il fumo pigramente sale appannando i vetri che separano
da fuori, dalle insegne accese per Natale,
e dalle luci livide e violacee dei lampioni.
Nell’incedere degli altri, coperti da mantelle e sciarpe e
nell’approssimarsi di carrozze è chiara l’idea che ti spiegai
dell’impermanenza delle cose.
Intanto stampe alle pareti ci circondano.
Resto in attenzione e osservo come il semplice sfogliare
un libro porti via da sé
noto che i colori dei ventagli e dei discorsi mi possiedono
scordo ancora troppo spesso ciò che è utile
lascio che la forma attorno mi catturi.
Nell’incedere degli altri, coperti da mantelle e sciarpe e
nell’approssimarsi di carrozze è chiara l’idea che ti spiegai
dell’impermanenza e della discontinuità.
E riprendo a leggere.


4. QUELLO CHE NON VEDO

Vanno svilendosi nella divinità
tutti i miei pensieri ciclici.
Ogni sinistra idea che si nutre di me
si dissolve nell’Origine, nell’Invisibile
che si cura di me
che si cura di me
che si prende cura di me.
Parlavamo tra noi ieri in macchina ed io
comprendevo che ogni cosa ha
due aspetti diversi: ciò che ancora mi cattura
ed un lato inafferrabile, imponderabile
che si cura di me
che si cura di me
che si prende cura di me
E’ meno distante quello che non vedo.
E’ meno lontano quello che non vedo.
E’ un poco più in luce quello che non vedo.
E’ meno distante quello che non vedo.


5. RIFUGI CULTIRALI

Rifugi culturali : le colline di Torino
coi sacrifici neri e decapitazioni,
i vicoli di Assisi per il calendimaggio,
le chiese di Milano che danno sui  Navigli.
La lettera che Kafka scrisse per suo padre
somiglia molto a quella che ancora non ho scritto.
Le sinfonie di Mahler e le icone bizantine
ed inginocchiatoi in vecchi monasteri.
Ricordami quanto vicina
sia la strada che porta alla fine del nulla
ricordami quanto lontana
sia la strada che giunge a riunire le cose.
Rifugi culturali le vie di Salisburgo,
la brevità regale degli haiku giapponesi.
Portoni e cancellate in stile vittoriano,
proscenii traballanti in scomodi teatri.
Ricordami quanto vicina
sia la strada che porta alla fine del nulla
ricordami quanto lontana
sia la strada che giunge a riunire le cose davvero.
Ricordati di quand’ero bambino
e ti sorridevo guardandoti perso.
Ricordati di quanto è accaduto
durante quei giorni, quei giorni
che non tornano indietro.


6. RITIRO ESTIVO

Le intuizioni guidano in territori ampissimi,
liberi dall’indolenza o dalle bugie del sonno
che consumano.
Particelle cariche, astri subatomici
come soli in universi di un’altra dimensione.
Rinascimentale è il mio modo di cercare tra le cose.
Le cose poi si mostrano in chiare corrispondenze
quando noi ci destiamo.
M’insegnasti a prendere istantanee utili
osservando i miei gesti.
Lavorammo più a lungo nel ritiro di Agosto
Leggo in William Butler Yeats di Emmanuel Swedemborg
visionario audace esperto viaggiatore tra i pianeti,
e in un saggio di storia dell’arte le teorie del Brunelleschi
mentre io mi sposto da qui, mi sposto da qui.
Nei movimenti in sincrono
leggi matematiche rivestite di bianco.
Tagliare un prato a Fointanbleu : fanciullezza di Peters
super sforzi nel tempo.
Certe volte penso ancora
alla squadra della fossa biologica al lavoro
ed ancora mi commuovo e so
che le cose mostrano chiare corrispondenze
sempre che le si guardi.
Mi insegnasti a prendere istantanee utili
osservando i tre piani


7. SPAZI BIANCHI COME NUVOLE

Spazi in cui scivolo, bianchi come nuvole
si aprono senza argini.
come se celebrandosi, mi annullassero.
Retro stanze diafane in cui coesistono :
percezione di me e perpetua mancanza di me.
Evidenza di me
oltre il vuoto e l’assenza.
Guarda non è arrendersi
cedo senza perdermi.
Tempo fa scrissi pagine
in cui ormai stento a leggere :
percezioni di me o evidenti frammenti di me.
Proiezioni di me, o qualcosa che ancora resti.
Solo vuoto ed assenza ne’ un ricordo.


8. DECADENZE

Decadenze, estetismi europei fine secolo :
rileggendo a ritroso un romanzo dell'epoca.
Ho sognato stanotte di patti con gli inferi,
ora siedo appoggiato a un cancello che cigola.
Vittoriani palazzi e morale anglosassone,
edonisti votati all'eterno e bellissimi.
Ricordavo guardando il profilo che hai,
quella casa che noi visitammo anni fa.
Dimensione d'assurdo dal quale riemergono :
i castelli, i processi e le colpe degli uomini,
combattuti tra l'arte sublime e le fabbriche.
Siedo ancora appoggiato al cancello che cigola, cigola.
E' Venezia che muore col volto di Aschenbach :
il diverso normale l'estraneo nostalgico.
Ho compreso osservando le foto dei tuoi
la persona consunta ed eterea che sei.
Ricordavo guardando il profilo che hai,
quella strada in cui noi camminammo anni fa.
Ho compreso osservando le foto dei tuoi,
la persona celeste ed immonda che sei.
che tu sei.


9. NIMLOTH KIRLOTH

Splendi, prima che il vento ti accolga,
prima del fitto rincorrersi della pioggia sui vetri.
Splendi, prima che scenda la notte
e il buio dal quale arrivasti possa raggiungerti ancora
e come allora tolga suono e confonda la voce che ieri incrinandosi,
raccontava di posti in cui è facile restare immemori.
Tolga suono e confonda le cose che ieri fissandomi raccontavi
e quei versi perduti riecheggino ancora e qui.
Nimloth kirloth dol er brit ailet kir nirnaeth brit farot.
Meret cam and mover brit sindar arien nirnael.
Groit dol ar ruth kellelit loitkel an lamnot rian ruin
morwen sindar evet slit faithel sleitin arien groth.


10. ABBANDONANDOMI

Ricerco abbandonandomi
memorie lontanissime.
E’ come espandersi piano
senza nemmeno muoversi.
E’ strano il mio procedere
contrario al senso del tempo.
Ed è allontanandomi
che vecchie cose tornano.
Ed è in me che tornano
emergono coscienti e lucide.
Ed è in me che tornano
fissandosi per sempre restano.
Nella  mia assenza si rincorrono
nel mio abbandonarmi scendono.
Ed è come aver perso secoli.
Ed è come non essere più qui.
Qui


GLI INGANNI DELLE ALTALENE 
(adagio per archi sintetici ed altro)
Siamo scomode altalene che sollevano: portano un po’ su, poi ricadono burlandosi di te
da altezze tenui, cigolando riportiamo giù.
Possa tu non credere di essere del vuoto e non di qui.
Possa non comprendere che il semplice lasciarci ti guiderà. Tieniti

Le meccaniche del quinto” ringrazia tutte quelle persone che lo hanno atteso e si dedica a coloro che,
tra la confusione, cercano di decodificare i segnali provenienti dal loro personale cielo portatile. 


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