Lo splendore del mattino che viene


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Lo splendore del mattino che viene. Non un concept anche se ne possiede alcune caratteristiche. Il mattino che arriva, un’alba, una luce tenue e colorata che si stende con delicatezza e forza. Nell’intero lavoro si può respirare un’aspirazione: frammenti e passi lungo un cammino che porta dalla confusione alla chiarezza, da un pensiero e un’emozione caotici e melanconici ad un pensiero e un’emozione più puliti e consapevoli. Alla fine ciò che resta d’importante è l’intimità e la ricerca di qualcosa che possa trascendere l’uomo, edificare un uomo nuovo, diverso, più umano. La ricerca della bellezza, di un’alba interiore, un’aurora consurgens come titola uno dei più importanti testi mistici occidentali di Jacob Boheme, a cui affidarsi nell’apparente confusione che la vita, per sviarci, ci pone davanti agli occhi. Occhi troppo disabituati, direbbe Platone, alla luce, avendo vissuto troppi e troppi anni all’ombra in una caverna.




1. Lo splendore del mattino che viene
2. Dopo 20 anni
3. Casa
4. Il sagrato di San Lorenzo
5. L’aeronauta
6. Informazioni sparse
7. L’oro inverso
8. Il passo  che ascende
9. Il luogo da cui parli
10. Luce d’acqua
11. Quasi estate
12. Conferenza
13. Il tenace soldatino di stagno
14. Il dominio delle frequenze
15. Ildegarda di Bingen



1.  Lo splendore del mattino che viene

Lo splendore del mattino che viene
tra i fili sospesi dell’alta tensione
lo splendore del mattino che viene
sono io e sei tu il 24 di ottobre.
lo splendore del mattino che viene
in mia madre e mio padre che giocano a carte
lo splendore del mattino che viene
in un canto lontano su un tetto di neve.
lo splendore del mattino che viene
un cancello, un giardino, un pozzo, una rosa
lo splendore del mattino che viene
siamo noi che vestiti di bianco parliamo
lo splendore del mattino che viene
nei sorrisi un po’ assorti di bohr e di pauli
lo splendore del mattino che viene
sono io e sei in un lampo di neve
tra i fili sospesi dell’alta tensione
sono io e sei tu il 24 di ottobre
in mia madre e mio padre che giocano a carte
in un canto lontano su un tetto di neve
un cancello, un giardino, un pozzo, una rosa
siamo noi che parliamo di un libro di walser
tra i sorrisi un po’ assorti di bohr e di pauli



2. Dopo 20 anni

è bello trovarti dopo 20 anni
da quell'aeroporto al mattino
da quando pensavo che ridessi
e ore  poi ore e poi ore al telefono
ci sei?
ritrovo quei posti in lontananza
in una memoria che non cede
mi hai detto da poco che leggi dickens
esiste ancora la tua farmacia?
Ci sei?



3. Casa

restare qui è attenderti in tutto ciò che passa
cercarti è udire tra le distanze casa.
come non miei svaniscono,
sfilano appesi al tempo
questi pensieri spogli, evanescenti, stanchi.
cercarti è udire tra le distanze casa.




4. Il sagrato di San Lorenzo

 faceva freddo fuori e tu camminavi distratta
precedendomi di un po'
di scatto voltandoti sorridendomi appena
riprendevi a correre
le vie rilucevano delle luci dei negozi e di neve.
alle cinque di sera dal sagrato in bilico
san lorenzo e' altissima
spesso mi sorprendevi a fissare incauto
le ombre nelle camere
le mani trattenevano oltre al vento anche miraggi  di sole
che incorniciava te
che incorniciava te e intorno
che incorniciava te e tutto intorno.
a poca distanza l'arrivo di un tram
di fianco ai binari cumuli bianchi
una ragazza corre sfiorando
un vecchio che si lamenta con me.



5. L’aeronauta

guardo il mio lentissimo,
quasi fisso ascendere.
eccomi già altissimo.
magnificato e appeso all’aria
magnificato e in mezzo all’aria
glorificato dentro l’aria.
guardo dall’alto gli alberi,
guardo e in distanza sembrano
come la pioggia gli alberi.
mi cullano chiamandomi,
si perdono struggendomi.
poi da qui rimpiangere
rinunciando a scendere.
magnificato e appeso all’aria,
magnificato in mezzo all’aria
e respirando il cielo e l’aria.
guardo dall’alto gli alberi,
guardo e in distanza sembrano
immateriale origine.
mi cullano chiamandomi
si perdono struggendomi
ma parlano anche da lì.



6. Informazioni sparse

cercavo ma non ho trovato la lettera
in cui mi scrivevi del ghiaccio sul salice
di donne funambolo nei sotterranei
di un marmo ai caduti
e le braccia cosparse di autan.
mi chiedevi “quale puo’ essere il senso
di queste informazioni sparse? ”.
ricordo accennavi anche a un lago a te simile
a correnti appese su muri grigissimi
ai beati paoli che ancora si incontrano
ed a un’alchimista francese: fulcanelli
mi chiedevi “ quale puo’essere il senso
di queste informazioni sparse?”.
ora potrei risponderti e dirti qualcosa che penso
c’è un luogo in cui ogni cosa è ora.


7.  L'oro inverso

guardo fuori, attendo un’idea
da un suono qualunque o dai ricordi.
so che dovrei scrivere un po’
ma come altre volte non so di che.
potrei dire di te, di come non sei
inventare, che so, forse storie nuove
a volte, anzi spesso, in un film
trovo tracce di cio’ che vorrei.
qui lo spazio non c’è o e’ strettissimo
quanto assomiglia a me e so anche a te tutto questo
il non riuscire a stare in cio’ che vorremmo vivere
ma tant’è.
il non riuscire a stare in cio’ che potremmo vivere
ma tant’è.



8. Il passo che ascende

pioggia a raffiche sotto gli ombrelli
tornano dalla messa e non si bagnano
spighe d'orzo trattenute
dalle nostre dita che non si pungono.
una lettera sulla strada che
per chi porta fiori non e' illeggibile
una foglia su due pietre
nell'ottavo mese e' un po' improbabile.
parlano gli occhi piu' di migliaia
di  centomila parole vuote
che come sassi affondano a terra.
sento il ticchettio della macchina
da cucire di mio padre
giro il giardino con un bastone
appese a una goccia due libellule
sfidano il tempo domani sole, dicono.
lunghi i giorni della resa
forte il passo che ascende.



9. Il luogo da cui parli

tra le mani cento e piu' cose
come in giostra quando è bel tempo
i miei pensieri in cerchio
ritornano sempre da me.
resistere sapendo arrendersi
al luogo da cui da sempre tu parli
le tue parole mute
echeggiano al centro lievi.
aiutami ad essere
mio dio ti prego aiutami
ad essere adesso e qui
e’ cio’ che non ho
cio’ che non so
cio’ che non spero
cio’ in cui non sto
che parla di te.
e' in cio’ che non ho
in cio’ che io  do
in cio’cui non credo
è in cio’ che non posso
che parli con me.



10. Luce d’acqua

e’ mattina presto attorno a me
l’aria brilla azzurra indaco
una luce d’acqua solleva
i pensieri che ora volano.
il cielo schiarisce le cose oscure.
qualche casa, un campo ampissimo
erba e brina sotto gli alberi
tutto è ed appare semplice
ero io che non lo ero piu’.
il vento rimuove le cose instabili.
un cane corre ed io mi trovo a correre
un vecchio siede ed io mi siedo anch'io con lui.
anche tu di fianco a me
anche se non ci sei.



11. Quasi estate

biciclette passano tra le macchine
un vociare acuto dalle panchine tra i pollini
milano quasi estate ormai le antenne deviano
il volare  diagonale ed obliquo delle rondini.
anni fa alle medie si preparavano
i saggi di atletica a sera la festa col parroco.
ed io ed io cercavo con gli occhi lei.
donne che passeggiano tra gli scivoli
in disparte e all’ombra con i giornali due uomini
il cielo un po’ violaceo preannuncia cena
mia madre si affacciava a quest’ora richiamandoci.
e da chiaravalle il richiamo ai vespri
sempre un quarto alle sei
acqua sui terrazzi, le voci si diradano.
e in me in me ritorna il pensiero a lei.
ore al doposcuola a rincorrersi
o spese a raccogliere foglie diverse per compito
le voci si diradano.
ma io,ah io, cercavo gli occhi lei.



12. Conferenza

guardavo sotto l’acqua che scorreva avendo in mente passi di frammenti
cercavo tra le note dell’ottava l’arrivo ambito dell’indipendenza.
ricordo ancora quando presentasti  la conferenza che organizzammo
in luglio nella sala le zanzare  rubavano in continuo l’attenzione.
e passano, inoperose passano,
le associazioni ed io fatico a stare qui.
gli ombrelli che si incrociano sui marciapiede umidi
vanno a interrompere pensieri avuti già.
e’ ancora impresso in me quando arrivammo un motorino in terra sulla strada
la folla attorno e poi un’autoambulanza gettava in mezzo a noi concitazione
nel traffico, tra le automobili,  tra il circo dei semafori e degli stop,
tra i vetri che appannavano e tra i clienti di un’edicola.
tu indicavi il numero della sala ed io ascoltandoti
dividevo l’attenzione in me e fuori di me.
e passano involontarie passano
le associazioni ed io fatico a stare qui.
gli ombrelli aperti coprono i marciapiede umidi
sto ricercando un bar per ripararmi un po’
entrando sento altissime le voci che commentano
i fatti dello sport di questo martedì.
qualche cosa insiste dentro me
simula pensieri interi e vuol rispondere
per manifestarsi e per farmi scomparire ancora un po’ ,
resto sveglio osservando “ciò” che cerca spazio dentro me,
questo non  arrendermi, questo semplice resistergli
sposta l’attenzione attorno e vedo gli altri accorgersi di me.



13. Il tenace soldatino di stagno

sull’attenti il soldatino in stagno  fissa il castello in carta con i giocattoli
cade dal davanzale della torre tra i fuochi artificiali nel giorno dell’assunta.
per barca un ramo e nel torrente un topo azzurro alla frontiera.
la ballerina sul lago dei tre specchi sta su una gamba sola
raggiunge in volo gli alberi sgualcisce la gonna tra le foglie
segnati gli occhi dalla rugiada “dove sei? dove sei? dove sei?” si chiede.
il soldatino e la ballerina ora volteggiano tra le fiamme
scompaiono al fuoco del camino di stagno e carta il loro abbraccio.



14. Il dominio delle frequenze

distinte in me tre parti cui io devo nutrimento ora
sul mio cuscino l’ars magna di raimondo lullo ha perso il segno
scopro lentamente il sortilegio, il dominio astuto delle frequenze.
alice nel paese delle meraviglie sono io
e sono io quelle pozzanghere gli specchi del mio  viso
e’ un padrone sciocco l’abitudine cieco all’oro della consuetudine.
in bottega ad opera ci parlammo per un po’ mentre lavoravi il ferro
invitasti claudia e me a teatro avresti impersonato thomas merton.
scopro lentamente il sortilegio il dominio astuto delle frequenze.
“il docente di regia si e’assentato per un po’, in preghiera sul monte athos
sue  le fotocopie, il titolo è segnato a biro: verso una teoria del tutto”.
e mi parlo’di david bohm, di un piatto in peltro e jacob bohme.



15.  Ildegarda di Bingen

Ildegarda di Bingen badessa a Rupertsberg
Ildegarda di Bingen nel nuovo monastero
lenti i tuoi passi sulle sponde del Reno
mentre scrivi lettere a Gilberto di Gembloux
che risponderà.
Si cum benedictis, si cum maledictis.
Ildegarda di Bingen badessa a Ruperstberg
Ildegarda di Bingen un segno sul breviario
entri calma nella cella e ti preparerai
già rintoccano nel chiostro per la terza
per la gloria.
Si cum benedictis, si cum maledictis.





 

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