Recensioni di "Forme e colore delle nascoste"





Non ce ne siamo mai occupati prima, ma i milanesi Kyrie sono in attività fin dagli anni ’90, con una serie di produzioni che hanno circolato troppo poco, nonostante la formula da loro scelta fosse accessibile, sostanzialmente a metà strada fra la new wave italiana e una valida ispirazione cantautorale. Gli addetti ai lavori vi ritroveranno infatti echi dei Diaframma e di Faust’o, il tutto rielaborato in soluzioni di notevole  ricercatezza. Forma e colore delle nascoste è il terzo album ‘ufficiale’ del gruppo ed è uscito alla fine dello scorso anno. Esso contiene dieci tracce con testi in italiano, tutti da ascoltare e meditare. Apre “La colpa” con note seducenti di chitarra il cui flusso elegante conduce a uno scenario denso e complesso, animato da parole di peso. Troviamo poi la melodia lenta e carezzevole di “Pomeriggio di pioggia” e, ancora dopo, uno degli episodi più belli, “Non sei qui”, cupa ma forte e vibrata, con un chitarra di grandissima suggestione, alla quale si aggiungono liriche struggenti e poetiche, proprio come quelle della seguente “Mia madre da giovane”, scandita da un fosco basso. Merita la menzione anche “Da lontano” – strumentale a parte poche parole, quasi un sussurro – caratterizzata da derive atmosferiche a volte solenni, a volte di impalpabile levità, mentre la nuova versione di “Biennale” ripropone una new wave valida sempre e “Riflessioni di un malato”, rimane ancorata alla stessa ‘cifra’ stilistica, oscurando i colori. L’anima wave si percepisce poi in “La comparsa” e nel suo basso e in “Nessun campanile” – anche qui, il testo va decisamente ascoltato – che, al di là della chitarra in gran forma, si concede qualche sperimentalismo di buona fattura, a rendere più vario il paesaggio. Infine, “Il ritorno (L’aeronauta scende)” chiude con una melodia riuscita e un basso bellissimo un album di qualità indiscutibile.Web: https://www.facebook.com/kyrie.bandmilano/



Sono passati quasi 25 anni da quel “Biennale”, primo embrione della storia musicale dei Kyrie, laddove la prima cosa che colpiva erano i colori vivaci del booklet come ispirati dagli umori di certa arte pittoresca, gli stessi che oggi ritrovo all'interno del libretto del nuovo “Forma E Colore Delle Nascoste”. Così come allora, sin dal primo ascolto, i testi riscoprono sensazioni che ritornano come quella sottile alchimia che, da sempre, unisce musica e pittura in un'espressione fatta delle mille sfumature dell'anima dei loro compositori. Il nome Kyrie è la creatura della poliedrica anima poetica di Piero Sciortino (voce e chitarra), così come accompagnato in questa nuova esposizione emozionale da Dario Sangiorgi (basso), Roberto Vidé (tastiere) e Renato Bartinelli (batteria). Tutto questo per un'ora di raffinata melodia dove suoni, emozioni e testi si fondono tra di loro come i colori di una tela che prende forma tramite la verve polistrumentista del suo autore. Stesso autore che ci offre qui dieci tracce per un viaggio attraverso la storia dei Kyrie, così come rivissuta sotto nuove luci ed arrangiamenti. Disco che, vista la tremenda difficoltà nel farsi notare all'interno di un attualità assordante ed inutile, esce naturalmente autoprodotto: proposta che, con delicati arrangiamenti, unisce tra loro suoni, parole e colori con perfetto equilibrio e buon gusto. Si inizia con le atmosfere new-wave di “Con La Colpa”, brano con un testo che rimembra nebbie interiori sulle quali aleggiano ombre kafkiane, onde proseguire con le sonorità soffici e rallentate di una “Pomeriggio Di Pioggia” che invita l'ascoltatore a riflessioni crepuscolari. Deciso il cambio atmosferico per la successiva “Non Sei Qui”, con una sorta di raffinata rockwave dai suoni energici, perfetta per celebrare con magico senso armonico un connubio con un testo da brividi. A seguire quindi un'altra gemma poetica, “Mia Madre Da Giovane”, brano che nel suo caleidoscopio musicale racchiude quell'essenza emotiva che i Kyrie hanno saputo profondere fin dagli esordi. “Da Lontano” è invece una specie di viaggio strumentale fatto di velati passaggi dal sapore dissonante sul quale, come in un gioco tra luci e ombre, scorre una rarefatta riflessione tra mondi e distanze. La sesta traccia dell'album altro non è che una nuova esposizione di “Biennale”, brano che segna il mio incontro con le emozioni e i colori che questa band è riuscita a trasmettermi sin da subito: mi pare fosse il 1996, o forse era oggi, o molto probabilmente sarà quel domani in cui li rivedrò suonare dal vivo. La nuova “Biennale”, come presentata in “Forma E Colore Delle Nascoste”, si è rivestita di nuove tinte così da restare semplice con la sua originaria magia senza tempo. Arriviamo quindi a “Riflessioni Di Un Malato”, altro testo che, snonandosi tra sinuose sonorità waveggianti, scaturisce dal profondo per spingerci a riflettere sul ruolo del malato come imprigionato in una società di omologazioni imposte. Per l'abito dai tratti brumosi che riveste le liriche di “Nessun Campanile” torna quindi in azione un gioco di sonorità vagamente dissonanti a impregnare di nostalgia il brano. Con “La Comparsa” si rifanno vive sonorità new-wave corpose, assemblate con godibilissima armonia, ad accompagnare, ancora una volta, un testo veramente bello e pieno di emozioni. Il lavoro si chiude quindi con “Il Ritorno (L'Aeronauta Che Scende)”, brano che ci riporta indietro nella storia dei Kyrie, qui riproposto in maniera esemplare così da evidenziare nuovamente un passaggio poetico senza tempo. L'aeronauta, questo simbolo di ricerca la cui discesa sulla Terra è accompagnata da una stupenda veste melodica, va così a concludere un lavoro notevole, in grado di restituirci la musica di una band totalmente sottovalutata capace di offrire emozioni a quei pochi che sino dagli anni novanta hanno saputo coglierle. Infine, una citazione al merito per la scelta del gruppo milanese di avere racchiuso qui una delle più belle riflessioni del grande Italo Calvino sul bordo dell'ultima pagina del booklet e, quasi d'obbligo, un incitamento a Piero nel continuare a discernere ciò che non è inferno nella realtà che lo circonda accettandone dunque ogni conseguenza. Voto: 9/10
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